editore e stampatore (1933 – 2015)
Milano 1982, Leonardo Sciascia
Non ho mai domandato a Franco Sciardelli com’è che, arrivato bambino da Palermo a Milano, nel suo diventare milanese come ogni buon siciliano (ma meglio sarebbe dire ogni siciliano buono) sa diventare, abbia scoperto l’arte della stampa. E forse non gliel’ho domandato nella presunzione — per come credo di conoscerlo — di saperlo: il ragazzo vivace e curioso che si aggira per la Milano del dopoguerra, forse senza saperlo cercando un mestiere da fare con gioia, sottraendosi alla condizione di dover fare come tutti gli emigrati, un mestiere senza gioia, opaco e duro; la scoperta di una bottega in cui si stampano acqueforti e litografie; la rivelazione di quel piacere (di quel «senzuso» piacere, direbbe Di Giacomo) che danno le carte, gli inchiostri, gli acidi, le morsure, i torchi, le stampe che ne escono una ad una, i neri intensi e vellutati o sfumati, le linee che si sentono al tatto, i colori vividi. Forse è andata proprio così. Ma è possibile sia andata diversamente dall’amore alla stampa all’amore alla bottega, al mestiere. Fatto è che Sciardelli è uno degli stampatori più appassionati che io conosca; forse il più appassionato, se mettiamo in conto la sua onestà (oggi, nel campo dell’arte della stampa, bisogna parlare d’onestà e distinguere) e il suo non infrequente lavorare in perdita.
Dalla sua piccola officina — in cui io trascorro molte delle mie ore milanesi nel gradevole, per me, sentore di inchiostri ed acidi — escono i nitidi fogli delle acqueforti e delle litografie; ma escono anche dei libri. Sempre più, anzi, Sciardelli è portato a fare libri: che è anche un modo, oggi, di sottrarre le stampe al mercato più osceno, di restituire la stampa alla cerchia ristretta ed autentica degli amatori, degli intenditori. Fa, insomma, le cose che gli piace fare per sé, per gli amici.
Ricordo di Ferdinando Scianna
Soltanto gli acidi della mia camera oscura, negli anni in cui ancora stampavo, possono competere per memoria di inebrianti profumi con quelli della stamperia di Franco Sciardelli in via Ciovasso. Da quella stamperia, frequentata dal fiore degli artisti italiani, sono usciti tantissimi fogli di acqueforti i cui risultati.
La grafica è un’alchimia speciale, misteriosa, e non per nulla nelle stamperie si respirano effluvi da pozioni magiche, si compiono gesti rituali di pazienza e di passione.
La passione di Sciardelli è andata negli anni oltre la tecnica, si è fatta erudita conoscenza di una grande tradizione e inevitabilmente lo ha spinto a diventare editore e a produrre alcuni tra i più bei libri illustrati italiani moderni. Memorabile un suo Philobiblion creato insieme a Mimmo Paladino. Anche io ho avuto il privilegio di realizzare con lui entusiasmanti ed economicamegte rovinose imprese. Nel suo ufficio c’è, incorniciata, una affettuosissima lettera di Melotti, suo amico e complice, nella quale oltre alla bravura ne loda il disinteresse economico. Molti si sono arricchiti con questo mestiere, scrive Melotti, non Franco.
Sciardelli commenta che la lettera se l’è incorniciata come un diploma di pirla.